La sede

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Due minuti al Setti

Articolo di presentazione del Palazzo pubblicato sulla rivista AD

 

Palazzo Archinto fu fatto costruire in contrada Santa Maria della Passione dal conte Giuseppe Archinto nella prima metà dell’Ottocento; divenuto di proprietà dello Stato italiano dal 1864, ha ospitato fin dal 1865 il Collegio Reale delle Fanciulle, fondato da Napoleone nel 1808, divenuto dal 1986 Educandato Statale E. Setti Carraro dalla Chiesa e dal 1996 la sua gestione sarebbe dovuta passare alla città metropolitana di Milano, ma tale passaggio non è stato ancora completato.

La struttura architettonica del nuovo e maestoso Palazzo Archinto,  commissionato dal conte Giuseppe Archinto all’architetto Gaetano Besia, è forse l’ultimo importante esempio milanese di architettura civile in stile tardo neoclassico: realizzata tra il 1833 e il 1837, i lavori di completamento, soprattutto degli interni, proseguirono per diversi anni fino alla metà del secolo; le ali di servizio non furono mai portate a termine.
Le notevoli spese sostenute per la costruzione e l’arredo del Palazzo, aggiunte alle grandi cifre investite nell’acquisto di pezzi rari delle diverse collezioni e all’altissimo tenore di vita condotto per circa quarant’anni, determinarono la rovina economica degli Archinto; allo Stato italiano fu liquidato il Palazzo di via della Passione e le preziose collezioni furono disperse nelle mani di collezionisti, antiquari e mercanti.
Malgrado il palazzo sia stato più volte trasformato e restaurato in seguito ai diversi usi cui in questo secolo è stato temporaneamente adibito e ai conseguenti danni (ospedale civile durante la I Guerra Mondiale, in parte sede provvisoria dell’Università Statale dal 1942 al 1956), alcuni ambienti interni del palazzo si sono conservati nel tempo senza alterazioni .

Il francese Nicolas Auguste Thumeloup è stato l’ideatore della decorazione delle sale del piano nobile: il conte Giuseppe richiese all’architetto parigino di progettare un arredo in stile neorinascimentale, contenendo i costi il più possibile, risparmiando dunque sui materiali da impiegare (legno e cartapesta, finti marmi).

Le parti scultoree in legno e carton-gesso sono dovute allo scultore parigino Huber; gli elementi in bronzo sono della ditta francese Lerolle, mentre i marmi dei camini e le pitture murali delle sale del piano nobile sono dovute a artisti milanesi o lombardi.

Il grande palazzo, cromaticamente valorizzato dall’intonaco giallo-teresiano, è di pianta rettangolare (125 x 70 m. circa), articolato attorno a tre cortili: il cortile d’onore mediano di forma quadrata, attorno a cui sono distribuiti i quattro corpi di fabbrica principali, e due cortili rettangolari di servizio. Comprende un vasto parco all’inglese, recintato lungo le vie Conservatorio e Corridoni.

Il Piano Terreno
Questa la sistemazione originale del piano terreno:

  • a Est, i locali amministrativi e una cucina, ora  ripettivamente i locali della segreteria e la cappella, ricavata nella prima metà del XX secolo, la cui abside è stata affrescata da Aldo Carpi, pittore e professore presso l’Accademia di Brera.
  • a Sud, l’appartamento nobiliare (che ora ospita la Scuola Media), del quale  esistono progetti di Thumeloup per l’arredo e la decorazione degli interni, mai realizzati.
  • a Ovest, la scuderia principale (ora i locali del refettorio) e una rimessa delle carrozze (oggi la palestra piccola);
  • a Nord, le camere di residenza del guardaportone, il vestibolo, l’atrio e lo scalone (che restano allo stato attuale);
  • in corrispondenza dei lati Est e Ovest, lungo i fianchi verso i cortili laterali, ammezzati di servizio (tuttora esistenti). I fabbricati dei cortili erano destinati alla bassa servitù, a magazzini, ad altre rimesse e scuderie secondarie (mai costruite);
  • nelle testate dei due cortili di servizio, sul lato verso il parco c’erano una serra e il museo lapidario (per epigrafi romane, della collezione del conte, ora al Museo Archeologico; corrisponde all’attuale palestra grande).
  • Sempre a pian terrenoil cortile di Napoleone

Tra il 1999 e il 2002 sono stati restaurati i sei pannelli con le “ballerine” e la parte centrale del soffitto. Nei primi mesi del 2002 è stata pulita e consolidata la zona dei “fascioni” tra pareti e volta, con le figure femminili sedute.
I restauri, condotti dallo Studio Beccaria, vengono effettuati grazie a contributi dei soci dell’Associazione Amici del Collegio delle Fanciulle e a fondi raccolti all’interno della scuola.
Il locale conserva nella sua completezza l’originale decorazione eclettica delle pareti e del soffitto, di gusto prevalentemente neorinascimentale.
Al centro del pavimento è stato realizzato a mosaico con piccole tessere di marmi colorati lo stemma degli Archinto, l’insegna araldica a forma di scudo, accollato all’aquila bicipite imperiale e inserito con il motto “Archintea laus” entro il manto dorato e foderato di ermellino, sormontato dalla corona.

Sala Pompeiana
Sono stati completati nel 1999 i restauri di questa Sala, ubicata dietro alla Sala delle Ballerine. Non si conosce l’uso a cui in origine era stato adibito questo locale, il primo ad ovest dell’ala sud. L’attività di ripristino ha interessato le pitture murali della volta, le quattro porte della sala e gli infissi delle due finestre, impreziositi dal motivo a finto marmo e da pannelli rossi bordati in oro. In diverse parti della decorazione della stanza ricorre il colore rosso “pompeiano”.
Nell’ala sud del piano nobile sono contigui diversi locali, tra i quali quelli affacciati sul giardino, ora utilizzati come aule per gli ordini di scuole dell’Educandato, ma che un tempo corrispondevano a sale di musica e salotti: essi conservano solo in parte e non sempre in buone condizioni la decorazione eclettica neorinascimentale originaria, progettata dal decoratore francese Thumeloup (1837-39) e realizzata da decoratori parigini.
I camini in marmo, di gusto neocinquecentesco, sono stati scolpiti da artisti lombardi del XIX secolo.
Gli atrii ora di passaggio si caratterizzano invece per una più sobria decorazione tardo-neoclassica: si osservino in particolare la stufa cilindrica dipinta a monocromo, sormontata da una neoclassica testa marmorea di Napoleone cinto di alloro, le due lunette affrescate con le allegorie della caccia e della pesca e il bellissimo soffitto recentemente restaurato della saletta seguente, che probabilmente corrispondeva ad una saletta da pranzo, essendo ricorrenti i motivi di pesci, frutti e putti tra nature morte di cesti con pani, verdura e cacciagione.

La camera da letto della contessa Archinto (Cristina Trivulzio)
Un recente restauro conservativo ha interessato le ante delle quattro porte di un locale adibito ora ad aula, affacciato sul parco: su ogni anta interna nel riquadro superiore campeggia contro il fondo chiaro una leggiadra figura femminile in costume rinascimentale, desunta da repertori di figurini che illustravano taccuini ottocenteschi; motivi floreali completano la decorazione dipinta.
Sul soffitto si conserva solo in parte l’affresco con le allegorie dei quattro Elementi.
I due grandi atrii dell’ala est del piano nobile, per anni utilizzati dal Collegio come dormitori delle Educande, conservano in discrete condizioni gli affreschi a grisaille dei soffitti.

Ultimo piano
All’ultimo piano, gli antichi appartamenti per ospiti e le stanze adibite a biblioteca sono oggi camere per le convittrici.

Facciata sul giardino
La facciata sul giardino è compaginata in modo simile alla facciata principale, ma la sezione centrale del piano terreno è caratterizzata da una serie di arcate cieche che inquadrano le finestre-balcone; dalla balconata centrale si osserva il verde giardino all’inglese.

Il parco
E’ un giardino tenuto all’inglese. Furono realizzati il prato d’onore, una collinetta e una valletta per farvi scorrere un ruscello che alimentasse un laghetto, ora prosciugato. Macchie folte di alberi sono distribuite un po’ ovunque, la collinetta con la casetta di legno è piantata a tassi e al posto delle casupole vi sono impianti sportivi.